Un centrocampista svolge al meglio il proprio lavoro se riesce a coprire con successo le cosiddette due fasi: interdire, recuperare palla e impostare il gioco (tralasciando per un attimo la terza, quella della conclusione a rete). Questo è possibile attraverso elementi essenziali: controllo, dettare il passaggio, variare il fronte del campo quando necessario. Insomma, mettere gli attaccanti nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio compito.
Alla Sangio, tutto questo riesce con molta fatica e, spesso, si ha l’impressione di una squadra “lunga” e scollegata tra i reparti.
Da qui nasce un autentico paradosso: in rosa ci sono quattro attaccanti giudicati unanimemente di buon livello, eppure ci troviamo di fronte a uno dei reparti più sterili del girone. Questo porta a una riflessione inevitabile: o gli attaccanti stessi sono meno bravi di quanto si pensi, oppure chi dovrebbe rifornirli — centrocampisti e giocatori delle corsie esterne — viene meno al proprio compito.
L’ipotesi che preferisco è senz’altro la seconda, tant’è che domenica, uscendo dallo stadio, ho detto ad alcuni amici che, mettendo insieme il nostro attacco e il centrocampo del Montevarchi, si potrebbe formare una squadra accettabile. E, probabilmente, migliore delle due viste all’opera in un derby numero 106 che non verrà certo ricordato nei libri di storia calcistica locale.
E così, ci si gioca di nuovo la permanenza in categoria, alle battute finali del torneo: niente di nuovo dalle nostre parti. Gli azzurri sono attesi, dopo la sosta, da quattro confronti al “Fedini” e tre trasferte, con Flaminia e TerranuovaTraiana nelle ultime due giornate.
Sono anni che questa situazione ha fiaccato, ma non del tutto domato, la resistenza dei tifosi, ammirevoli anche sugli spalti del Brilli Peri (non vinciamo il derby da sette partite).
E ancora… zero gol nel tabellino, né uno straccio di rete né una vittoria in cinque incontri disputati con le altre formazioni della vallata.
Chiaro che se, fin dall’inizio della stagione (sia per scelta che per naturale inclinazione), sei lì a cercare di portare a casa il punticino, poi alla fine ti manca sempre qualcosa.
Il mio carissimo nonno, Lino Formichini (ovviamente tifoso azzurro), ripeteva sempre di non avere fretta a preoccuparsi, perché “se incominci presto, poi lo fai più a lungo”.
Alla ripresa c’è già una gara da “vincere” contro l’Orvietana al “Fedini”: ma per ottenere i tre punti, io conosco solo una strada e pochissimi altri modi: occupare la metà campo avversaria ed essere propositivi.
Che la buona sorte accompagni la Sangio! E… coraggio!