In perfetta sintonia con i forti temporali abbattutisi nella nostra regione e non solo nelle ultime ore, la Sangio con due “lampi” firmati Petroni – De Gori è finalmente riuscita forse nella giornata forse meno indicata a scrollarsi di dosso quel fastidioso zero dalla casella in fatto di vittorie in campionato. Non è che io sia veggente, ma non appena ho imboccato l’autostrada in direzione Tavarnelle avvertivo sentori molto positivi; pensavo infatti tra me e me che questo periodo nero di risultati avrebbe avuto ben presto una fine e proprio contro i rivali storici dello scorso anno poteva presentarsi l’occasione di dare un calcio alle polemiche e ripartire proprio come è accaduto nel corso della passata stagione in quel di Monte San Savino. Arrivato nell’impianto fiorentino – migliore di quello di San Donato almeno c’era spazio per parcheggiare – m’è cascata subito l’attenzione sul manto “erboso” e sulle sue pessime condizioni che dall’alto potevano non sembrare tali ma da vicino credetemi era qualcosa di sconcertante. Ho pensato da subito che la Sangio forse avrebbe dovuto rimandare la gioia delle prime soddisfazioni stagionali, raramente infatti mi sono trovato a raccontare di una prestazione degli azzurri da salvare in terreni simili e contro avversari ostici come quelli di Marco Ghizzani. E invece in barba al campo, in barba all’avversario che ad onor del vero è sembrato essere spesso spaesato per essere abituato a giocare nel suo “cortile” gli azzurri direi per la prima volta assoluta dall’inizio del campionato hanno veramente tirato fuori gli artigli e conquistato al triplice fischio un successo prezioso per svariati motivi: per il morale, per loro stessi, per la piazza che avrà avuto di che gioire, per la società e per il suo allenatore che credo abbia preso bene sonno ieri sera come mai gli era capitato dall’inizio dei lavori ufficiali. In un terreno dove era impossibile giocare palla a terra, al cospetto dell’avversario forse più forte del campionato s’è dapprima stretto i denti dopo il pari di Bruzzone su rigore conquistato da una furbata di Campana e poi in 10 fatto addirittura il gol del sorpasso con De Gori tornato finalmente a essere decisivo dalla sua mattonella. I minuti finali poi tutta una mischia unica, bravo Muscas in un paio di occasioni senza ricordare il grandioso intervento del terzino 19enne Tiberini in diagonale difensiva su Bruzzone che gli è costato anche il trasporto in Ospedale per una forte inzuccata di contrasto con lo stesso attaccante pronto a spingere comodo comodo in porta. Gli accertamenti sul ragazzo a ieri sera sembravano tutti positivi ma tornerò a riparlarne nella giornata odierna. Dopo ben 7 minuti interminabili finalmente il triplice fischio e la festa grande negli spogliatoi. Le urla di gioia echeggiavano dappertutto ma è proprio ora che arriva il bello. Col bel successo di ieri non abbiamo fatto niente, c’è da risalire la china in classifica e intraprendere al tempo stesso una serie positiva che possa portare serenità ad un ambiente che nell’ultimo mese ne ha avuta ben poca. Chiudo questo mio editoriale col fare un plauso a Lorenzo Grazi. Non perchè si è vinto ma per il comportamento tenuto ieri prima e dopo la gara al cospetto di alcune uscite poco simpatiche di un addetto al campo del San Donato che gli impediva l’ingresso all’interno del rettangolo verde per un classico saluto alla squadra e per le interviste di rito dopo il triplice fischio pur avendone il totale diritto. C’erano screzi dell’anno scorso ma ho sentito cose e visto coi miei occhi scene che non so quanti presidenti o addetti ai lavori tali avrebbero mandato giù. A quanto ho saputo dopo grazie all’intervento del presidente locale la cosa è rientrata. Al signore che ha causato tutto il bailamme consiglio però nella gara di ritorno di prendersi una sana Domenica di riposo in famiglia.
Foto: Mauro Grifoni ( l’attaccante Filippo De Gori)